È partita la macchina del tempo della Retromania. Taglio del nastro ieri pomeriggio per Popsophia in una bollente Civitanova Alta dove la mente è tornata al 2011, prima edizione del festival. Nelle due location dell’evento, la sala multimediale San Francesco e la chiesa di Sant’Agostino la kermesse ha portato il tema della nostalgia e dell’amore per il passato, partendo dall’inizio del secolo scorso, i primi anni del ‘900 rappresentati dall’opera di Osvaldo Licini, in mostra a San Francesco e con lo spettacolo musicale condotto da Lucrezia Ercoli assieme ad Adelmo Togliani e al Concertino Burro e Salvia che ha tinto di un viraggio in bianco e nero la prima serata del festival grazie a canzoni interpretate da Achille Togliani, ma non solo, da Vivere a Mille lire al mese, da Voglio vivere così a Tanto pè cantà e O surdato nnammurato, passando ovviamente per “Parlami d’amore”, canzonetta che ha dato il titolo allo spettacolo.


Ospite d’onore Adelmo Togliani, figlio di Achille, di cui proprio quest’anno ricorre il trentennale della scomparsa, autore del documentario dedicato alla vita del padre. Proprio grazie al lavoro di ricerca sull’archivio sconfinato del divo della canzone italiana Adelmo è riuscito a ricostruire tutte le tappe della sua vita, dagli esordi come attore di teatro e fotoromanzi, fino all’occasione come interprete, diventando poi conosciuto in tutto il mondo e rimanendo fedele allo stile del bel canto italiano: “siamo a Popsophia, mio padre è stato davvero uno dei primi divi pop, nel senso di popolari, cantava le canzonette che erano conosciute da tutti, ma era anche un artista di grande cura e professionalità. Prima, quando la musica si ascoltava alla radio e non si vedeva in tv era la canzone ad essere protagonista, da mio padre in poi invece anche l’interprete è diventato sempre più importante, fino agli odierni frontmen”. Non sono mancati momenti anche di ricordi e aneddoti personali, dalla storia d’amore con Sofia Loren, fino alla condivisione di memorie intime e familiari, come le complicità tra padre e figlio per l’acquisto dei Vhs nei quali registrare i film dalla tv.

Ad introdurre il tema della nostalgia legata alla musica Lucrezia Ercoli, direttrice artistica di Popsophia: “Il legame fra nostalgia e musica parte da lontano – ha detto – la parola nostalgia è un neologismo inventato per raccontare la malattia paralizzante dei soldati svizzeri che all’ascolto del canto dei vaccai venivano presi da una malinconia struggente. E seppur quella melodia in sé sia poca cosa, il ricordo produceva lacrime a non finire, un ricordo capace di raggiungere il centro del nostro cuore. E questo è vero sempre perché le canzonette hanno la capacità di essere inni, arrivano a tutti, ma ciascuno di noi le vive in maniera personale e intima“.

Il pomeriggio si è aperto con i saluti inaugurali del vicesindaco Claudio Morresi che ha “rispolverato” in sintonia con il tema del festival la t-shirt dell’edizione 2011 di Popsophia per omaggiare i 14 anni di storia della manifestazione: “siamo tornati a Civitanova Alta e come amministrazione tenevamo tantissimo a questo approdo. Le tante presenze di questa sera confermano che il format che era stato pensato allora è ancora valido e il successo che Popsophia sta riscuotendo anche fuori da Civitanova dimostrano che la nostra intuizione del 2011 era giusta”.



A seguire la critica d’arte Gloria Gradassi ha illustrato l’arte di Licini davanti all’ Angelo ribelle su sfondo giallo proveniente da una collezione privata in una “lezione performance” disturbata dall’attore e scrittore Francesco Tranquilli. A Sant’Agostino invece Evio Hermas Ercoli ha presentato il nuovo percorso espositivo della galleria MeGa dal titolo “Angeli e demoni” che sarà visitabile fino a domenica coi visori Vr.
Per presentare l’innovativa galleria virtuale e modulare Ercoli ha utilizzato la similitudine dell’obsolescenza di un mezzo di comunicazione come la lettera scritta: “la busta “par avion” un tempo fondamentale per tenere i rapporti fra due paesi esteri e per unire persone lontane – ha detto il curatore – oggi è superata dalla tecnologia. Se la mostrassimo ad un ragazzo non saprebbe spiegare il perché di queste barre colorate. Come questa busta è oggi un oggetto di archeologia della comunicazione allo stesso modo l’arte deve superare un certo modo retrò di espressione per abbracciare un futuro tecnologico che offre infinite potenzialità di espressione e produzione di nuovi linguaggi ancora inesplorati”.
