Fantasy filosofia del presente, a Popsophia oggi è il giorno di Mina

Civitanova alta come la contea degli Hobbit. Per una notte piazza della Libertà si è immersa nel mondo magico della Terra di mezzo, fra le tante “nostalgie” del passato, del futuro, fino all’accettazione del presente. Tolkien “filosofo” ed Harry Potter simbolo del coraggio e dell’elaborazione della perdita sono stati al centro del primo philoshow di Popsophia animato dalla direttrice artistica Lucrezia Ercoli e dal filosofo Riccardo Dal Ferro.

Uno spettacolo che fa emergere il significato profondo nascosto dietro alle saghe fantasy che sono molto più di draghi, magia e lotte. “Il fantasy non è l’evasione dalla realtà, ma la possibilità di costruire un mondo complesso in cui può avvenire, libro dopo libro, film dopo film, il viaggio dell’eroe” – ha spiegato la direttrice artistica Lucrezia Ercoli. A declinare la nostalgia nel mondo del fantasy è stato Riccardo Dal Ferro, parlando di Tolkien come un filosofo che costruisce una cosmogonia che richiama all’Uno di Plotino e al neoplatonismo, distinguendo la nostalgia del passato, quella dei Nani de lo Hobbit o di Bilbo Baggins, da quella del futuro di Saruman, per sfuggire ad un presente che non è soddisfacente. “C’è una nostalgia tossica, che è quella per il passato, il ritorno all’Eden che intrappola – ha sottolineato Dal Ferro – ma ce n’è un’altra altrettanto tossica verso il futuro come fuga dal presente”. L’alternativa è essere presenti nel presente, accogliendo quello che Tolkien chiama “il pensiero incoraggiante”. A rendere “magica” l’atmosfera la musica della Factory con le colonne sonore di Harry Potter e Il Signore degli Anelli e alcuni brani che richiamano al mondo dei miti come Il cielo d’Irlanda di Fiorella Mannoia e la chiusura con Carlo Martello e Samarcanda.

Di nostalgia come “malattia” si è parlato anche nel pomeriggio con Tommaso Ariemma e Susanna Scrivo: in particolare il filosofo campano ha fatto una distinzione puntuale fra nostalgia e retromania, che dà il titolo al festival. “La nostalgia è un dolore – ha detto – la retromania è invece un piacere, il piacere per il passato è una nostedonia”.

Ma il pomeriggio, con il tema dedicato a Lady Oscar è stato l’occasione per ricordare Monia Andreani, filosofa, amica del festival scomparsa nel 2018 a cui Lucrezia Ercoli ha tributato un ricordo con un filmato che ha ripercorso le partecipazioni e i temi toccati dalla Andreani fin dalle primissime edizioni di Popsophia: “aveva abbracciato il progetto di Popsophia – racconta Ercoli – ricordo il suo ultimo messaggio nel quale mi chiedeva verso quale sfide volevamo indirizzare il nostro lavoro. Da noi aveva parlato di famiglia e di Fantozzi, dei ruoli di genere e di stereotipi del maschile e femminile, di infanzia con Peppa Pig. Una delle sue parole chiavi era la cura, il riconoscimento della vulnerabilità e della fragilità”.

A seguire, sul binario tracciato da Andreani Susanna Scrivo ha tenuto una lectio su Lady Oscar ed in particolare sui legami con le sue origini nipponiche, tracciando le differenze fra il cartone tratto dal manga giapponese nato alla fine degli anni ’70 e divenuto famoso in Italia negli anni ’80 e la sua riproposizione oggi su Netflix come forma di omaggio estetico al teatro Takarazuka.

Protagonisti della chiusura del pomeriggio sono stati i ragazzi della scuola media Mestica, indirizzo musicale dell’istituto comprensivo via Tacito che al termine degli incontri hanno animato l’aperitivo al chiostro con l’esecuzione di un repertorio a tema con i pomeriggi del festival. Gli allievi e le allieve si sono esibiti a tastiere, fisarmonica, fiati e percussioni assieme al docente di riferimento, presentati dal dirigente Edoardo Iacuzzi.