Lo sguardo del male | Al via Popsophia

Dal Signore delle Mosche a Squid Game, il male che ci portiamo dentro e quello che siamo incapaci di non vedere ha preso residenza alla Mole Vanvitelliana di Ancona. Ieri sera l’atteso debutto del festival Popsophia attorno alle riflessioni sulla spettacolarizzazione del male e della crudeltà, dei pensieri distruttivi e della malìa dello sguardo.

Annunciato con un tutto esaurito già da giorni, il festival ieri è entrato nel vivo dei suoi incontri con il pomeriggio dedicato alla presentazione della mostra Pentagon che è una riflessione filosofica attorno a figure geometriche e razionali che raccolgono il testimone del pensiero pitagorico e non solo e con la dissertazione del professore Roberto Cresti attorno alla filosofia di Niccolò Cusano e all’uomo Vitruviano.

Ad aprire ieri i saluti istituzionali dell’assessore alla cultura Anna Maria Bertini: “Finalmente abbiamo il primo festival nazionale di Popsophia ad Ancona. Abbiamo creduto in questa manifestazione che riesce ogni volta a stupirci. Siamo sempre più convinti della scelta operata perché è una scelta vincente che risponde alle esigenze culturali di questa città e stiamo lavorando per arricchire sempre più l’offerta e trovare spazi idonei a permettere a tutti coloro che vogliono di partecipare”.

In serata ad entrare nel viaggio attorno alla crudeltà umana è stata la direttrice artistica Lucrezia Ercoli che attraverso un percorso fra cinema, letteratura e serie tv ha anticipato il lungo cammino di 4 giorni che porterà lo spettatore del festival verso un viaggio alla ricerca dei fenomeni del lato oscuro e crudele.

Non un tema consolatorio – ha spiegato la direttrice artistica Lucrezia Ercoli – ma una riflessione attorno alla nostra posizione di spettatori, di vittime e carnefici è un’esigenza del contemporaneo. Perché il male di cui parliamo non è il male del mondo, ma un male propriamente umano, che ci appartiene”.

L’avvio è con un capolavoro della letteratura come Il signore delle mosche dove William Goldin affida all’infanzia il ruolo di denuncia di una malvagità insita nell’uomo, nello stato di natura che prevale sulla cultura, rispondendo alla pulsione degli istinti. Un’intuizione confermata decenni dopo da quell’ “Effetto Lucifero” che è stato l’esperimento dello psicologo Philip Zimbardo simulando una situazione di guardie e carcerati. Persone normali, studenti che assumono il ruolo di vittime e carnefici fino alle estreme conseguenze. E di crudeltà e malvagità, di infanzia e cattiveria si sono nutrite serie tv e cinema, spesso abbinate proprio alla fascinazione dello sguardo. Ne sono esempio “Il Gladiatore”, “Squid game” fino a quello “sciame” di odio online che travolge la comunicazione sui social e che fa passare in un attimo l’utente da follower ad hater.

Ivan Talarico

Ad “alleggerire”, ma solo nella forma lo spettacolo ci ha pensato lo scrittore e musicista Ivan Talarico con i suoi “racconti” di male, dalla vita domestica all’ansia della dimostrazione di dover viaggiare ed essere impegnato. Con i suoi brani non sense, ma che in realtà sono pieni di senso e una felice esecuzione musicale è riuscito a produrre involontari effetti comici che hanno allentato la tensione attorno alla narrazione.