Rocksophia gran finale. “E torneremo ancora”

Una scommessa: modificare un format che funzionava, a cui tutti erano affezionati, proprio nell’anno della celebrazione del decennale, cambiando perfino il nome, da Popsophia a Rocksophia. Quasi un’eresia, o un’ “acuta follia” come la direttrice artistica ha tradotto per la prima volta il neologismo Popsophia. Ma al termine di questa edizione densissima quella scommessa appare completamente vinta e la prova superata. Le tre serate di Rocksophia al Varco hanno entusiasmato un pubblico che in larga parte ha partecipato a tutti gli appuntamenti, riuscendo a cogliere il senso di un’operazione nuova e affascinante: costruire un percorso all’interno delle icone della musica attraverso contributi letterari e filosofici ogni sera diversi che hanno ruotato attorno alla “spina dorsale” di Carlo Massarini chiamato a ripercorrere le carriere e le discografie alternando piano emotivo e biografico. E alla fine della trilogia si coglie pienamente il senso di un’indagine che ha voluto dare chiavi di lettura inedite e personali. Da David Bowie che ha interpretato il cambiamento, ha posto l’accento sulla mente, a Jim Morrison, emblema del corpo, del dionisiaco, della sensualità. E infine l’approdo mistico, spirituale, iniziatico di Franco Battiato: “un mistico in cima alle classifiche – lo ha definito Carlo Massarini – nessuno al mondo come lui ha mai inserito così tanta filosofia nelle canzoni, una vita la sua in cui il musicista si mescola a doppia elica come nel dna col mistico”. Ad aprire e chiudere l’incontro per l’ultima serata due donne: la scrittrice e filosofa Ilaria Gaspari che ha parlato delle fonti letterarie e filosofiche del sentimento della “cura” da Seneca a Spinoza, da Severino Boezio fino a Dante e la speaker radiofonica e scrittrice Noemi Serracini che ha ricordato il ruolo della meditazione per l’intuizione artistica di Battiato. Ma fino a qui sarebbe solo “sophia”, manca il “rock” fornito dall’intervento indispensabile della Factory che ha fatto da coprotagonista a tutta la produzione con le esibizioni live, facendo anche ballare il pubblico dell’Arena del Varco.

La direttrice artistica traccia un bilancio alla fine di queste tre giornate che hanno avuto un prologo giovedì allo Shada con una lunga maratona filosofica che ha riunito gli amici del festival quella generazione nuova di giovani filosofi e filosofe che in barba all’Accademia hanno voluto arricchire la storia del pensiero di contenuti nuovi e popolari. “Rocksophia è stato un viaggio iniziatico – ha sottolineato la direttrice artistica Lucrezia Ercoli – tre serate che però erano un progetto unitario, come puntate di un unico film che abbiamo voluto costruire assieme al nostro pubblico che lo ha subito capito. Le parole chiave che avevamo scelto: cambiamento, crisi e rinascita, sono state le lenti con le quali abbiamo osservato questi nostri tempi per cercare, come dice Battiato, l’alba dentro l’imbrunire. Una rinascita che è stata un rito collettivo attraverso le tante voci che hanno calcato il palco. Il successo di pubblico, ma ancora di più i tanti commenti positivi di chi ci ha seguito e ha fatto di tutto per esserci ci rende orgogliosi di aver portato avanti questa novità”.

 

A chiudere il viaggio ieri sera il sindaco Fabrizio Ciarapica che ha ringraziato l’organizzazione di Popsophia e dato appuntamento ad ottobre quando il decennale si tingerà di arte vestendosi di luce con la mostra “Light art” in programma a Civitanova Alta, il modo nuovo che il festival ha trovato per raccontare, attraverso proiezioni, filmati  e tecnologia questi 10 anni di pop filosofia: “Non è semplice trovare parole adatte per chiudere la trilogia di Rocksophia dopo queste tre serate – ha detto il sindaco Fabrizio Ciarapica –  Sento la pressione di questo spazio bellissimo che abbiamo riconvertito in Arena spettacoli e che è diventato il tempio di questa evoluzione di Popsophia. E non è semplice perché in queste tre serate questo stesso palco è stato condiviso da scrittori e giornalisti che ci hanno aiutato a capire e interpretare fenomeni musicali che hanno segnato epoche e cambiamenti. Abbiamo ricevuto in comune in questi giorni decine e decine di richieste di informazioni per il festival, un segnale che ci indica che siamo sulla strada giusta. Dieci anni fa lo spettatore di Popsophia sceglieva il festival per curiosità, per intrattenimento, forse anche per passare una serata. Oggi chi viene lo fa per una precisa scelta culturale. Per questo annunciamo stasera che ci sarà anche un’appendice autunnale, a Civitanova Alta, dove tutto è partito e dove riportiamo il festival con una mostra multimediale di Light art dove tecnologia e proiezioni spettacolari racconteranno questi dieci anni. Una scelta di destagionalizzazione per confermare che Popsophia non è solo un festival ma un laboratorio creativo e di pensiero che lavora tutto l’anno.  Quindi qui stasera non si chiude un ciclo, è tempo di bilanci ma anche di rilancio, con l’auspicio e l’augurio al festival di continuare ad essere quello straordinario interprete e traduttore dei fenomeni di oggi anticipando il futuro. Proprio come ha fatto dieci anni fa”.