“Realismo Visionario” la seconda giornata
La pioggia non ha scoraggiato la voglia di indagare il Realismo Visionario. Il venerdì di Popsophia è scorso in uno strano pomeriggio di uno strano festival pesarese, con la rassegna votata al doveroso rispetto del distanziamento sociale. Le nuvole che si sono addensate dopo le 18 hanno portato ad un violento cambio climatico, ma il numeroso pubblico non si è dato per vinto, e ha confermato la grande voglia di ritrovarsi in Piazza del Popolo, per indagare il Contemporaneo. Anche al costo di starsene seduti sotto l’ombrello, nella prima rassegna Italiana dal vivo post-covid. “In questi mesi non ci siamo più incontrati – ha ammesso la direttrice artistica Lucrezia Ercoli, ringraziando i molti presenti nel temporale estivo – e abbiamo fatto di tutto per rivederci anche oggi in piazza”.
Sempre suggestiva la proposta culturale del pomeriggio. Ilaria Gaspari è tornata a Pesaro per rivelare come si sono stravolti i sentimenti nel lockdown. Raccontando di “relazioni della clausura” che si sono consumate tra il “bisogno di avvicinarsi e allontanarsi”, con storie di persone che rimangono insieme per non sentirsi sole “o di coppie esplose perché esistevano in un ruolo clandestino”.
Giulia Caminito si è poi interamente aperta alla platea, raccontando della sua vita da ipocondriaca. “È una malattia dell’umore, una sequela continua di esami e di richieste di esami, in un costante tentativo di scoperta – le sue toccanti parole -. Ogni volta chiamiamo qualcuno per comunicarci quello che noi da soli non riusciamo a sentire: se una parte del nostro corpo è viva”.
Quindi Simonetta Sciandivasci ha riflettuto sui coronnial, la generazione dei millennian nell’epoca coronavirus. Generazione che si è comportata con “un’adesione sdraiata a quello che stava succedendo”. Portandosi dentro le mura domestiche ciò che prima c’era fuori casa.
Si è fatta sera, e la burrasca si è placata, tanto che Piazza del Popolo si è rianimata nel rituale principe di Popsophia: lo spettacolo filosofico musicale.
Prima di uno show votato a David Bowie, si è parlato di diritti con Angela Azzaro, che è partita con alcuni episodi di cronaca. “È assurdo che nel 2020 due ragazze vengano offese perché si amano, che le trans vengano stigmatizzate perché non dentro la norma imposta dalla biologia. Ecco, il determinismo biologico porta poi alle razze e al razzismo. Alla discriminazione”.
E il culmine è arrivato con un’attenta analisi del Duca Bianco, che ha preso forma dall’inno rivoluzionario Changes, passando per Ziggy Sturdust, l’album Diamond Dogs, fino alla trilogia berlinese. Alcune delle innumerevoli fasi di un grande artista. Un itinerario possibile solo grazie al noto critico Carlo Massarini, capace di incantare con un filo tirato su aneddoti particolarissimi. Massarini è stato accompagnato sul palco dalle note della band Factory, e dalla voce recitante di Rebecca Liberati.
“David Bowie ha avuto un percorso veramente geniale – ha concluso Massarini -, attraversando una serie di generi musicali e maschere con dietro un carattere. Bowie faceva tutto questo perché era uno straordinario ricombinatore: aveva la capacità di prendere un pò qui, un pò là, e sorprendere tutti con cose mai sentite, grazie alla sua cultura a 360 gradi”.