Domenica 21 maggio appuntamento alle ore 13.45 alla fiera dell’editoria di Torino
con il nuovo lavoro editoriale di Popsophia
La XXXV edizione della fiera internazionale dell’editoria con il tema “Attraverso lo specchio” invita a guardare il mondo con occhi diversi e domenica lo fa con “Oltre lo sguardo“, la pubblicazione a cura di Lucrezia Ercoli dedicata ai grandi cambiamenti tecnologici nell’arte.
Fin dagli esordi Popsophia ha rappresentato una novità sulla scena culturale italiana; oggi propone un’inedita sperimentazione nel campo della fruizione dell’arte e non solo. MeGa, acronimo di Meta e Gallery, è la galleria espositiva modulare di Popsophia. Uno spazio virtuale e immersivo che ospita la narrazione visiva della pop filosofia.
Attraverso gli ultimi sviluppi delle tecnologie digitali e della cultura visuale, la spirale di Popsophia – simbolo del festival dalla sua prima edizione – apre il suo vortice nel Metaverso e attraversa le nuove frontiere dell’arte contemporanea. I saggi di “Oltre lo sguardo” spiegano la filosofia e l’estetica di questa nuova installazione artistica, prodotta e realizzata a Civitanova interamente dal team creativo di Popsophia. La sfida culturale di mettere in mostra un pensiero, di esporre un concetto, aprirà il 6 luglio prossimo le giornate pesaresi di Popsophia.
“Un Autre Regard, l’altro sguardo”; il primo saggio raffigura bene come la sfida critica della Popsophia si colleghi alle avanguardie artistiche del 900, al genio di Marcel Duchamp, di Salvador Dalì e di Man Ray. “Questione di sguardi. Filosofia dell’immagine digitale“; il secondo contributo affronta l’evoluzione dell’immagine, dalla prima fotografia analogica agli scatti digitali realizzati dallo smartphone, fino all’immagine a 360° fruibile con i visori VR utilizzati dalla nostra mostra virtuale. Un cambio di paradigma che ci interroga sul confine tra realtà e rappresentazione. “Cyber-architettura, forme algoritmiche e parametriche“; chiude una riflessione sull’architettura virtuale che ospita la galleria. Spazi immateriali e stanze dalla geometria instabile, plasmate in tempo reale soltanto da suoni e immagini. Suggestioni che arrivano dalle sperimentazioni dell’architettura modulare che incontrano il massimo della competenza tecnica nella costruzione dell’ambiente digitale. Insomma, nessun rimpianto del pennello; l’arte lascia la nostalgia del chiodo per aderire a questa irrealtà, molto più reale di tante anacronistiche tele alle pareti.