Una Rocca Costanza gremita di persone ha celebrato con un lungo applauso la chiusura dell’edizione pesarese di Popsophia dedicata allo slogan ossimorico “Vietato vietare”, a cinquanta anni dal ‘68.
Due giornate ricche di incontri, dalla rivoluzione femminista di Angela Azzaro alla ribellione giovanile di Simone Regazzoni, dalla filosofia della contestazione di Remo Bodei al sessantotto antagonista di Marcello Veneziani, fino alle riflessioni conclusive sul populismo di Piero Sansonetti. Da slogan incendiario del maggio francese, “Vietato vietare” è diventato il grimaldello per riflettere sulla potenza dirompete di domande ancora attuali sulla libertà, l’amore, l’identità, l’autorità, la violenza e l’utopia.
In un percorso variopinto che è entrato nel cuore dell’immaginario della cultura di massa del Sessantotto, dal cinema alla musica, tra Easy rider e Zabriskie Point, tra Bob Dylan e Jim Morrison. Due spettacoli filosofico-musicali inediti, ideati dalla direttrice artistica Lucrezia Ercoli, hanno raccontato una rivoluzione culturale grazie ai montaggi cinematografici dei registi Marco Bragaglia e Riccardo Minnucci, alle interpretazioni musicali della band Factory diretta da Matteo Moretti, dalle performance teatrali dell’attrice Pamela Olivieriaccompagnate dall’elettronica gestuale di Pierfrancesco Ceregioli. Il festival ha ricordato con commozione la filosofa Monia Andreani, collaboratrice di Popsophia fin dalla prima edizione.
“Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo culturale – ha dichiarato Lucrezia Ercoli – attraversare le luci e le ombre di un periodo cruciale per l’Italia e per il mondo, appassionandoci alla sua immaginazione sognatrice, riflettendo criticamente sulla sua contraddittoria eredità. Alla fine, le difficoltà che abbiamo affrontato per la realizzazione di questa edizione, sono state superate dal calore di un pubblico affezionato e coinvolto, venuto appositamente da tutta Italia. Siamo molto soddisfatti, malgrado le pesanti incertezze che permangono sul futuro di questo evento”.