Lucrezia Ercoli torna a “Prendiamola con filosofia”

Dopo la prima edizione, che ha raggiunto due milioni di spettatori, riuniti con l’intento di usare la filosofia come strumento per affrontare il particolare momento che il Covid-19 ci sta facendo vivere, torna “Prendiamola con Filosofia” in una nuova veste internazionale. La staffetta è in programma sabato 4 aprile sul sito  www.prendiamolaconfilosofia.it e vedrà anche stavolta alternarsi alcuni dei nomi più importanti del panorama filosofico e culturale italiano e internazionale. Con personaggi venuti da tutto il mondo.

Lucrezia Ercoli, direttrice artistica di Popsophia, sarà nuovamente ospite della rassegna, intervenendo alle 16.15 circa nel format dell’intervista impossibile. Interpreterà il ruolo di Diotima, in un momento condotto da Adriano Ercolani con Platone (Pietro del Soldà) e Sigmund Freud (Danilo Simoni). 

“Prendiamola con filosofia” è un progetto realizzato da Tlon (con la conduzione dei filosofi Maura Gancitano e Andrea Colamedici) e Piano B. 

Di seguito un’anticipazione di alcuni temi trattati sabato 4 aprile da Lucrezia Ercoli. 

In questi giorni di forzata quarantena – costretti in isolamento a casa, spesso separati dai nostri affetti e dai nostri amici – una delle frasi che risuona più spesso, tra chat e video chiamate, è: “appena possibile, organizziamo una cena tutti insieme”. Mentre siamo obbligati al distanziamento sociale, sogniamo di tornare alla vita in comune e desideriamo una scena banale, che ora ci sembra un miraggio lontano. Mangiare e bere insieme agli amici. 

Il tempo giusto, allora, per ricordarci che uno dei luoghi fondativi e originari del pensiero filosofico occidentale è proprio questo: una cena tra amici. Uno dei più letti e amati dialoghi di Platone evoca già nel titolo il contesto conviviale: Simposio, letteralmente sum pinein, “bere insieme”. 

Il contenuto è noto a tutti. Il tragediografo Agatone organizza una cena per festeggiare la vittoria di una sua opera alle Grandi Dionisie di Atene e invita i suoi amici, gli intellettuali più in vista della città: il retore Fedro, il sofista Pausania, il medico Erissimaco, il commediografo Aristofane, il filosofo Socrate, con l’incursione imprevista del futuro politico Alcibiade, visibilmente ubriaco. 

Dopo aver consumato la cena, è tempo di mescere il vino e di intavolare una discussione. Scegliere il tema spetta al padrone di casa e Agatone invita tutti i partecipanti a pronunciare un discorso in onore di Eros, il dio Amore.  Nascono così i brani più noti sull’amore di tutti i tempi e, una volta per sempre, il tessuto stesso del pensiero filosofico si costruisce in forma dialogica. 

Ma non è solo per ricordarci l’importanza di una serata di chiacchiere in amicizia, in tempi in cui ne sentiamo tremendamente la mancanza, che è utile tornare a leggere il Simposio. Nei discorsi intorno ad Amore pronunciati dai commensali di Agatone ci sono strumenti molto utili per attrezzarci a vivere il tempo presente. 

Prima che imperversasse una pandemia mondiale, ci siamo cullati in quella che Socrate chiamerebbe l’illusione del “sapiente”. Nella società dell’assoluta trasparenza, tutto ci sembrava visibile, conoscibile e, quindi, controllabile. Tutto è così com’è e non può essere altrimenti. Il mondo, invece, ci ha sorpreso, è sfuggito al nostro controllo e ora piangiamo sulle illusioni perdute e non sappiamo come riafferrarle. Ciò che pensavamo di sapere con certezza incrollabile era poggiato su fondamenta fragili e vulnerabili. 

Il Simposio di Platone, invece, ci ricorda che per saper stare nel mondo dobbiamo riattivare la specifica “postura” del filosofo che, in tutto e per tutto, è simile a quella di Eros. 

Amore è un filosofo e la filosofia è un discorso d’amore. Tanto è importante questa analogia che a rivelarla non è uno dei partecipanti alla cena, ma un personaggio misterioso: Diotima, la sacerdotessa di Mantinea. Una donna – la cui voce risuona dalle parole di un uomo perché il femminile non è ammesso al convivio dei maschi – rivela che Amore è “un demone grande”, una creatura intermedia tra il divino e l’umano, che vive tra sapienza e ignoranza: non è né del tutto sapiente altrimenti non avrebbe desiderio di sapere, né del tutto ignorante altrimenti non si accorgerebbe nemmeno di essere mancante e non avvertirebbe il bisogno di avere ciò che non sa di non avere. Amore è come il philosophos, chenon è sapiente, ma un “amante della sapienza”, che non possiede la Verità, ma non smette mai di cercarla. 

La filosofia non fornisce risposte sul mondo, ma ci fa innamorare del mondo. Oggi più che mai dobbiamo reimparare a essere autentici filosofi, assomigliare a Eros, consapevoli della nostra difettività e coscienti di poter accedere solo a un sapere incompleto e parziale. 

Sappiamo poco o nulla sulla figura di Diotima, la sacerdotessa che “dice la verità su Amore”, ma Socrate ci rivela un dettaglio prezioso, ancor più alla luce dei tempi che stiamo vivendo: è stata proprio lei, la straniera di Mantinea, esperta nei sacrifici agli dei, a ritardare la terribile peste che colpì Atene, facendo guadagnare alla città altri dieci anni di prosperità. Forse è il caso di ascoltarla!