Popsophia è diventata grande

A Civitanova al via il decennale del festival con una festa filosofica che ha ricordato i filosofi scomparsi, tracciato il futuro della disciplina rimarcandone il ruolo avuto in questi 10 anni nella storia del pensiero contemporaneo

 

Si apre nel segno della commozione l’edizione numero 10 di Popsophia. Nel ricordo dei filosofi che in questi 10 anni sono scomparsi si è dato il via al decennale del festival. Un racconto di anni che hanno significato sperimentazione nel terreno della filosofia. Ad aprire la direttrice artistica Lucrezia Ercoli: “Nel 2011 qualcosa era nell’aria e noi abbiamo cercato di dare a questo qualcosa una concretezza, creando un termine, Popsophia e in una notte insonne abbiamo provato a dargli sostanza e significato”. Così l’ideatrice del festival ha provato a raccontare come da Civitanova sia partita la volontà di creare un linguaggio della filosofia che uscisse dal format del saggio o della lectio magistralis: “è diventato un evento che produce qualcosa di nuovo”. Commozione quando è stato proiettato il video di ricordo dei filosofi scomparsi che hanno scritto pagine bellissime di storia del festival. Fra questi Elio Matassi e la sua “filosofia del calcio”, Renato Nicolini, Giulio Giorello, l’indimenticato Philippe Daverio, Remo Bodei, Margherita Hack e Monia Andreani.

 

In collegamento con un video Umberto Curi che è stato tra i primi curatori di rassegna: “compiuti dieci anni si tratta ora di stabilire in che modo sviluppare il patrimonio di conoscenza e riflessione accumulati e come fare un ulteriore salto di qualità – ha detto Umberto Curi – Popsophia è diventata maggiorenne, ora dobbiamo proporci altri obiettivi altrettanto ambiziosi: non dobbiamo farci trattare da bambini e accettare precetti o formule che imprigionino la fantasia creatrice, ma assecondare la ricerca incessante e interminabile con la quale ci sentiamo di diventare completamente maggiorenni”.

 

Una maratona che dopo la pausa ha ripreso in vestito da sera. Ad aprire la seconda parte il presidente del consiglio comunale Claudio Morresi che ha riportato indietro le lancette al 2011 mostrando un “cimelio”storico, la prima t-shirt di Popsophia: “devo dire grazie all’idea che avete avuto 10 anni fa – ha esordito Claudio Morresi – prima di venire sono andato sul sito per vedere gli ospiti in programma e ho ritrovato la foto del 2011, quello lì in terza fila ero io – dice mostrando sul ledwall l’immagine – e ho ancora la maglietta di 10 anni fa, l’ho mantenuta in questo periodo e non l’ho mai buttata, la indossavo quella sera sotto quella giacca. Ricordo che qualche anno prima c’era Tuttoingioco che aveva fatto parlare l’Italia intera, un evento bellissimo che però non sarebbe stato replicato, solo la testardaggine di due persone, il sindaco Massimo Mobili e di Hermas Ercoli rese possibile la creazione di Popsophia. Ricordo le difficoltà che incontrammo, ma la caparbietà di questi due personaggi ha permesso di portare avanti questo evento che poi ha girato le Marche. E noi crediamo che se si è spostata in tutta la Regione e dura da 10 anni vuol dire che qualcosa ce l’ha. Lo dimostra il sold out delle tre serate al Varco sul mare. In questa estate ne abbiamo organizzate altre, ma mai avevamo raggiunto il sold out”. “Popsophia non è un brand o un festival – ha aggiunto la direttrice artistica Lucrezia Ercoli – è un laboratorio, e abbiamo cercato di legare cultura e intrattenimento.

 

Nel corso della serata sono intervenuti i filosofi che dal 2011 ad oggi hanno accompagnato l’evoluzione di Popsophia. Salvatore Patriarca ha sottolineato il futuro della manifestazione: “l’aspetto nostalgico delle celebrazioni non mi appartiene, c’è sempre un velo di tristezza come se il meglio fosse alle spalle, io credo invece che le edizioni più belle sono quelle che verranno”, mentre Andrea Colamedici dei Tlon è riuscito nell’esperimento della filosofia di gruppo, facendo interagire il pubblico presente con una serie di “giochi” come quello sull’ “antilogia” invitando i presenti a dibattere con il vicino un’opinione e poi ad argomentare l’esatto opposto.

 

A chiudere Simone Regazzoni: “Non c’è modo migliore di concludere che dire grazie – ha sottolineato – Heidegger diceva “Denken ist danken” pensare è ringraziare. Popsophia è la casa dei filosofi che non si riconoscevano nell’Accademia, se è nata una comunità è merito di ciò che è avvenuto qui. Io avevo scritto un saggio chiamato pop filosofia, ma era un libro, nel solco della tradizione, se il fenomeno non si è esaurito è merito di una giovane donna filosofa che l’ha trasformato con un linguaggio nuovo”.