Soddisfazione da parte dell’organizzazione di Popsophia al termine della quattro giorni pesarese che ha registrato, dal 6 al 9 luglio un successo di pubblico e di critica. Una delle edizioni più belle di sempre, complice un tema mai banale che ha saputo offrire spunti di riflessione e di approfondimento e grazie ai relatori capaci di portare sul palco punti di vista inediti e narrazioni di grande impatto. La giornata di chiusura ha saputo cogliere nuovi aspetti del “monstrum”. “Siamo partiti dall’etimologia, monstrum come presagio che dobbiamo interpretare – ha detto la direttrice artistica Lucrezia Ercoli facendo a fine serata un bilancio di questa edizione – con l’ossimoro di “Amati mostri” abbiamo mostrato la fascinazione e la repulsione che queste creature esercitano su di noi. Attraverso il mostruoso del corpo, il mostruoso inteso come capacità al di là dell’umano e proseguendo per i mostri di serie tv, videogame e cinema siamo arrivati però all’amore”.
Un bilancio positivo da parte della direttrice artistica Lucrezia Ercoli che ha parlato di “festival della maturità”. “Ci siamo resi conti dal pubblico e dalle reazioni che abbiamo raccolto che mai come in questa edizione Popsophia ha raggiunto una capacità di essere pervasiva all’interno della società pesarese. La produzione culturale di Popsophia è ormai parte dell’identità della città e questa ci sembra la mission di una vera Capitale della cultura che voglia fare cultura. Un plus che siamo riusciti a costruire nel tempo è la composizione di un programma che, come in un mosaico, permette di legare insieme i vari interventi dei relatori restituendo a fine festival l’immagine complessiva e lasciandoci arricchiti”.
Gli interventi di Davide Navarria, Tommaso Auriemma e Selena Pastorino infatti hanno evidenziato, ciascuno per il proprio ambito, attraverso esempi tratti dal capolavoro di Stephen King IT, dalla serie tv “The last of us” e Stranger things, come l’horror e la paura siano dimensioni non da allontanare, ma da accogliere. Arrivando fino all’amore.
La serata di chiusura è stata un tripudio di applausi grazie ad una performance incredibile della band Factory chiamata a confrontarsi con le musiche dei cartoni animati della Disney, riuscendo nel non facile tentativo di rendere spettacolari gli arrangiamenti di motivetti che canticchiamo fin dall’infanzia. Attraverso gli esempi tratti da “Il gobbo di Notre Dame”, “La Sirenetta”, il “Re Leone”, “Pocahontas”, “La Bella e la Bestia” Riccardo Dal Ferro ha tracciato i “ritratti” dei cattivi, figure necessarie alla narrazione, ma che non sono altro da noi, che parlano anche ai vizi e alle “piccolezze” di ciascuno di noi, insegnando fin dall’infanzia a riconoscere il bene e il male. E così pure Simone Regazzoni che sul palco “insieme” a Mike Wazowski, il simpatico personaggio verde di “Monster e co” ha costruito un parallelismo fra mito della caverna di Platone e mostri dei cartoni animati della Pixar.