Cinquant’anni fa, nella seconda settimana del maggio ‘68, un centinaio di giovani universitari occupa l’École des Beaux Arts e prende possesso delle strutture della scuola. È questo il primo passo per la mobilitazione degli studenti più significativa di tutta l’Europa: i giovani sono estremamente insofferenti nei confronti di un sistema ormai “decrepito” e oppressivo che non lascia loro alcuno spazio. La rivoluzione studentesca francese che si può definire violenta, disordinata e a volte ludica e festosa rappresenta l’espressione più pura dell’illusione utopistica e tipicamente giovanile di poter cambiare il mondo radicalmente. La ribellione che anima i giovani coinvolge anche gli operai delle fabbriche e la protesta da agitazione si trasforma in una vera e propria crisi sociale: nasce “Usines Universites Union” (Fabbriche Università Sindacato), il primo di una lunghissima serie di manifesti politici di quel periodo.
Quel gruppo spontaneo di studenti che ha occupato l’École des Beaux Arts prende il nome Atelier Populaire e si propone, con la produzione di manifesti, di incoraggiare la presenza degli artisti nelle lotte degli studenti e degli operai.
Ed è proprio a questo “détournement” grafico di matrice situazionista che il Festival di Biumor di Popsophia dedicherà la sua mostra annuale al Castello della Rancia di Tolentino a fine agosto.
La sterminata creazione satirica e caricaturale dei migliaia di manifesti del Maggio francese divenne la protagonista di un grande momento di mobilitazione. Una proliferazione di manifesti, graffiti e slogan fantasiosi: «Sous les pavés, la plage» (Sotto i sampietrini c’è la spiaggia), «Il est interdit d’interdire» (Vietato vietare), «Jouissez sans entraves» (Godetevela senza freni), «Cours camarade, le vieux monde est derrière toi» (Corri compagno, il vecchio mondo ti sta dietro), «La vie est ailleurs» (La vita è altrove) che sono considerati una “combinazione essenziale di immagini e parole, messaggi di rottura, un ribaltamento di senso dei termini, simboli e modi di dire del linguaggio dominante” e che hanno modificato per sempre la divulgazione politica.